
E' una febbre che mi consuma l'anima. Sono stata curata sì, ma la terapia non ha fatto altro che tenere aperta in profondità la ferita.
Non potendo amputare me stessa la piaga sta andando in cancrena o forse sta soltanto formando un involucro putrido che lascerò davanti la porta della Chiesa, e dentro chi con tanta leggerezza mi ferì fino a dilaniarmi.
Immagino il prete pronunciare il fatidico "Se c'è qualcuno che si oppone a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre". Un matrimonio certamente in pompa magna, la riscossa davanti alla mamma, ai parenti e alla comunità tutta, nonché al figlio già arrivato, perché in alcune circostanze " La catena del matrimonio è così pesante che a volte bisogna essere in tre per portarla".
Mi scopro a desiderare che il seme avvizzisca nel suo stesso ventre che gonfio di vita esploda, ma sarebbe un ingiusto desiderio verso chi già avrà la sua condanna nel nascere figlio di tanta madre.
Felicitazioni.
F.