
Allora non potendo conoscere ciò che mi circondò ripiego nel conoscere ciò che da allora tengo stretto dentro la mia pelle, quel concetto astratto che ciascuno chiama Io o me stesso.
- Ho paura della solitudine.
- La solitudine non esiste: siamo sempre sposati a noi stessi.
- Allora voglio chiedere il divorzio e cambiare partner.
Mi faccio guidare nel caos primordiale dalla selvaggia rosa rossa che affonda le sue radici nienteopocodimeno che nel guscio di Kurma-Tortuga, la tartaruga che nel 1984, il 22 maggio per l'esattezza, morì di spavento di solitudine da terremoto. Da allora si face latte, linfa primordiale per nutrire ed offrire alla vista di chi passeggia in via delle Aie in questo periodo, la meravigliosa fioritura della rosa selvatica che poggia su di lei, come nella leggenda indù.
Nel linguaggio dei fiori la rosa selvatica è un fiore dalla doppia valenza, un po' borderline diciamolo! Cresce nei dirupi lì dove altri fiori perirebbero. La doppia valenza dicevamo... la rosa selvatica come le altre rose si caratterizza per sua la bellezza nonché per la soavità del profumo, ma anche per i suoi rami pieni di spine, piccole e aguzze. La rosa, da una parte, invita col suo profumo ad essere avvicinata, dall'altra, si fa scudo con le proprie spine - come io col dubbio - contro chi vuole avvicinarla troppo. Per questo motivo il significato attribuitole nel linguaggio dei fiori è duplice: delicatezza e piacere e al contempo sofferenza e dolore fisico. Da non dimenticare sono anche le proprietà calmanti e rilassanti associate agli infusi ed estratti ricavati dai petali. La rosa canina, in particolare, sembra si chiami così perchè il suo infuso può calmare il morso della rabbia del cane. Quanti infusi di rosa sorseggierò per curare il morso di questa rabbia? ...e quando l'avrò conosciuta tutta conoscerò anche l'Universo e gli Dei?
(Foto di LIcena)
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