venerdì 30 dicembre 2011

Come l'iPhone mi ha cambiato la vita: le 13 applicazioni a cui non posso più rinunciare

"La civiltà tecnologica sopprime, annienta ciò che esiste, per sostituirlo continuamente con qualcos'altro. I prodotti sempre nuovi dell'invenzione umana - città, fabbriche, macchine, autostrade, frigoriferi, gadget elettronici -, quel che chiamiamo la tecnosfera, hanno rimpiazzato sistematicamente il mondo vivo: il mondo della stabilità, della biosfera, il mondo che ha impiegato tre miliardi di anni per svilupparsi", Edward Goldsmith


Mai avrei creduto di scrivere un post di questo tipo eppure eccomi qui. La prima settimana di dicembre ho ricevuto in regalo per Natale l'iPhone e da allora la mia vita è letteralmente cambiata. Ne sono già talmente addicted che è anche entrata in classifica una paura nuova di zecca: come faccio se mi rubano l'iPhone?! Non riesco a spiegarmi come sia successo a me, io che un telefono doveva avere 9 tasti numerici più due per rispondere ed agganciare. Io che sono affezionata come mia nonna al mio vecchio Nokia senza neanche la fotocamera perchè si sente benissimo, la batteria dura fino a quattro giorni ed è facile da usare. Mbè di questo magari scriverò altrove ora concentriamoci sulle applicazioni come promesso nel titolo di questo post:


Menelao: è un'aplicazione che tiene traccia delle spese in modo semplice ed intuitivo. Si può vedere il saldo storico, creare categorie di spesa, proteggere i dati con un pin.

Do it tomorrow: per chi ama procrastinare come me... Do it tomorow è l'applicazione che fa al vostro caso per organizzare compiti che potete spostare a domani, e a domani e a domani ancora ma anche spuntare quando avete assolto il compito. Interfaccia grafica molto accattivante il che non guasta.

aNobii: non conoscete ancora aNobii?! Io ne ero già addicted quindi ritrovarlo sull'iPhone è stata una piacevole scoperta che mi ha fatto setire a casa, come poter scaricare le mail. aNobii per chi non lo sapesse è l social network dedicato ai libri e alla lettura. La parola aNobii deriva dal latino Anobium Punctatum, il nome di un comune tarlo domestico che spesso buca le pagine dei libri con le proprie larve (in Inglese un avido lettore si chiama infatti bookworm, o tarlo del libro). Nell'applicazione su iPhone si può scannerizzare il codice a barre dei libri per aggiungerli alla propria libreria virtuale ed accedere alle recensioni della community e dei critici sulle riviste specializzate. Da non perdere!

Moleskine: Moleskine è una marca che identifica una famiglia di oggetti nomadi dedicati alla nostra identità mobile. Elementi agili ed essenziali che accompagnano il quotidiano e lo straordinario, diventando parte integrante della personalità di ciascuno. Nasce come marca nel 1997, riproducendo il leggendario taccuino degli artisti e intellettuali degli ultimi due secoli, da Vincent Van Gogh a Pablo Picasso, da Ernest Hemingway a Bruce Chatwin: compagno di viaggio tascabile e fidato, l'anonimo taccuino nero aveva custodito schizzi, appunti, storie e suggestioni prima che diventassero immagini famose o pagine di libri amati.

MasterChef Lab: MasterChef, il talent show culinario in onda su Cielo approda su iPhone con le sue sfide mistery box, il ricettario e tutti i video della trasmissione.

Babbel: Babbel è il nuovo modo di imparare le lingue, un sistema di apprendimento che collega i metodi più efficaci con le tecnologie più avanzate. Come imparare le lingue divertendosi.

IMDb: Internet Movie Database, abbreviato come IMDb, è il principale archivio cinematografico online di informazioni su film, attori, registi e tutto ciò che ha a che fare col cinema. Con il sistema di localizzazione dell'iPhone trovare la programmazione d un film nel cinema più vicino è davvero facilissimo.

Retro Camera: è un'applicazione che permette di scattare foto con 6 macchine fotografiche vecchio stile: the Bärbl, Little Orange Box, Xolaroid 2000, Pinhole Camera, FudgeCan, Hipsteroku. Dalla Lomo all'Holga passando per la Polaroid non resta che scattare!

What's up (e Viber): questa app permette di inviare e ricevere messaggi, foto, note audio e messaggi video gratis. Funziona con telefoni iphone, nokia e blackberry che abbiano scaricato il programma. Viber permette anche di telefonare gratis sfruttano la connessione internet per cui è utilissima quando si è all'estero ad esempio. Ho sentito whatappare al posto di messaggiare questo da la misura di quanto sia diffusa questa applicazione.

Pronto treno: è l'applicazione ufficiale di Trenitalia. Con Pronto Treno si possono consultare gli orari dei treni, aquistare i biglietti ma la cosa che rende speciale questa app è la possibilità di controllare la puntualità dei treni.

Roma bus: Questa applicazione si interfaccia ai sistemi informativi Atac e permette di sapere esattamente quanto tempo manca all’arrivo dell'autobus che si sta aspettado. Basta inserire il numero del bus oppure il numero della fermata che interessa per ricevere tutte le informazioni direttamente sull'iPhone. Si possono salvare fermate e numeri preferiti... mai più senza!

Shazam: questa è un'app che trovo geniale: senti una canzone che non conosci? Shazam la riconosce e indica titolo, autore e foto della copertina nonché avvia la possibilità di acquistare il brano.

iPetBrand: è l'app per giusta per chi ha un animale. Con le sue funzioni diario, prevenzione, medicine, età e terapia tutto ciò che serve per il benessere dei nostri amici a quattro zampe.

mercoledì 28 dicembre 2011

Post di fine anno

 "La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto", H. P. Lovercraft

Allergica agli ultimi giorni dell'anno pieni di grandiosi propositi e belle speranze. Allergica ai bilanci. Allergica alle classifiche. Non mi sottraggo però a questo post di fine anno.

Nel suo oroscopo Rob Brezsny mi dice che "[...] la parola Versailles significa “terreno ripulito dalle erbacce”. Prima di trasformarsi in un lussuoso centro di potere, era un acquitrino sperduto nel nulla. Questa immagine dovrà essere la tua ispirazione per il prossimo anno, Leone: una visione della metamorfosi a cui darai inizio".

Io ho la sensazione che la metamorfosi sia già iniziata nel primo Natale nuovamente a casa dei miei genitori dopo il terremoto, nella prima volta che ho abbracciato Berta (che mi stava in una mano), nel sottile imbarazzo di papà sul carro dell'Agedo la sua prima volta al pride. C'è un concetto che gli inglesi esprimono bene che è "settle down" o in aquilano "abbiricarsi" ed io in questo anno mi sono sentita così.

martedì 4 ottobre 2011

Karoushi di una blogger

Non è vero che il caos della pagina scritta sia il miglior simbolo del caos ultimo cui siamo votati: crederlo è vizio tipico del nostro secolo insicuro", Primo Levi



In casa dormono tutte Sara, Alice e Berta. Invece io rubo ore al sonno. Oppure è lui che ruba a me. Ancora non l'ho capito. Babbo del sonno tarda ad arrivare e io sono qui con voi che aspetto che passi a prendermi. A breve entrerò a far parte della generazione dei lavoratori a partita iva che mi definirà a pieno titolo una appartenente alla seconda generazione di lavoratori autonomi. In altre parole, il mio precariato sarà finalmente legalizzato: e questo mi toglie il sonno si! come immagino lo togliesse a mio padre quando ha iniziato la sua attività. 

Chiariamo subito che: - non sono una figlia d'arte; - mi muovo, a differenza di mio padre che vende beni molto materiali e tangibili, nell'ambito più immateriale che possa eserci: quello dei rapporti umani; - molti hanno pretesa di far bene il mio lavoro pur senza averne titolo o i titoli; - quando si avrebbe più bisogno della mia professionalità è il momento che meno si viene a chiedere i miei servizi. Per inciso servizi alle persone, non fraintendete. 

Posso a questo punto dire la parolaccia si... i più perspicaci avranno già capito che il mio lavoro inizia per psi. Che tipo di psicologa? Una di quelle che per far quadrare i conti a fine mese come molti miei coetanei fanno di tutto: dalla terapia all'insegnamento passando per la progettazione sociale.

Il 19 settembre 1932, 'Lunchtime apon a skyscraper' ci mostra il cantiere del grattacielo d quello che sarebbe diventato il Rockefeller Center dove si lavorava visibilmente senza protezione per il corpo fisico. Mi viene da dire che oggi si lavora anche senza protezione per la mente. L'acclamata tecnologia che avrebbe dovuto liberarci dalla schiavitù del lavoro ci ha resi schiavi di un'altra forma di schavitù: il telelavoro. Per chi fa il mio di lavoro, nell'accezione del project management, è un nemico mortale. 

Lavorare a progetto con un capo ansioso che non sa delegare vuol dire sfiorare quello che i giapponesi chiamano karoushi (=forma mortale di overdose di lavoro, aggiungerei superfluo ed inutile e pertanto frustrante). Sembra che chi ne è affetto rimanga incollato al computer a lavorare per ore e ore senza potersi staccare... ops che ci faccio a quest'ora ancora davanti a questo schermo?! E non sto neanche lavorando... meglio augurare buonanotte a tutti!

mercoledì 17 agosto 2011

Paris ♥ Paris ♥

"Perché qui? Perché ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?" Remì (Ratatouille)

Parigi... non avevo che una quindicina d'anni quando passando sotto al Pont Neuf, ovvero il ponte degli innamorati, spinta dal bateau mouche, mi ripromisi di tornare nella città dell'amore solo quando non avessi trovato l'Animagemella, quella con la lettera maiuscola.

Fu durante quello stesso viaggio che vidi per la prima volta un bacio alla francese dal vivo, con tanto di Tour Eiffel che faceva da sfondo. Il mio sguardo curioso e attonito scivolò più volte dai passanti ai due giovani che si baciavano davanti a un semaforo che diventava verde, rosso e ancora verde. Nella mia logica di allora il semaforo aveva certamente la priorità, per cui non concepivo che i due fossero così distratti nel fare non so che cosa proprio davanti all'attraversamento pedonale.

Mbè che dire ne è passata di acqua sotto quel ponte... Lo ricordo il mio primo bacio; ricordo una delusione inversamente proporsionale al trasporto dei due ragazzi parigini. Per anni non capii la funzione del bacio, che francamente continuava a farmi decisamente ribrezzo. Ma venne la prima ragazza e il primo bacio a farmi capire come ci si può baciare in una via trafficata di San Paolo e non badare alle macchine che sferzano vicine. Sono cresciuta con Pretty Woman ed ho scolpito in testa il pezzo in cui Julia Roberts dice perentoria a Richard Gere "Sono una puttana, ma non bacio sulle labbra!". Tutto allora tornava magicamente a posto, non poteva che essere così: lei era la mia principessa azzurra, o rosa - se preferite - e io avevo trovato la mia Parigi! 

Era più o meno questo periodo: vacanza Sardegna Coast to Coast e grandi discorsi sulla spiaggia, soprattutto alla luce del falò, al cui cospetto si consumava la cremazione dell'ideale romantico. Dopo pochi mesi fui mollata e io l'omicidio dell'Anima gemella non l'ho mai perdonato fino in fondo. Questo mi rodeva più di aver perso una persona in carne ed ossa. Avevo perso per sempre la mia verginità spirituale ed ero in lutto per questo.

Sostituii l'amore romantico con l'amore che si costruisce giorno per giorno per sei lunghi anni ma, venne uno tsunami a distruggere in un attimo la laboriosità di tanti anni. 

Ora non credo all'ideale, nè alla solidità del tempo, nè a moglie e buoi dei paesi tuoi :-P

Ho accanto una persona che ha fatto la mia stessa via crucis e ci chiediamo se sia possibile andare lontano senza avere paura. Il nostro amore è sospeso nel vuoto ma ha i piedi per terra (N. Fabi) come gli aquiloni. Non costruisco più, piuttosto coltivo, in modo che mi resti sempre una parte equa per me. Custodisco una parte di me che non sarà mai di nessuno o forse semplicemente di molti pochi e fidati. E io canticchio insieme a Ornella Vanoni e Fiorella Mannoia Senza paura

giovedì 7 luglio 2011

Concerto di Niccolò Fabi a Villa Ada

"La minoranza non è una debolezza, la maggioranza non è una qualità". Niccolò Fabi

Quando Niccolò Fabi ha percorso i pochi passi che lo dividevano da noi pubblico, ed ha preso a respirare un po' più profondamente per iniziare a cantare, ho avuto la sensazione che noi tutti eravamo in quel respiro. Tutti i nostri diaframmi come uno unico, a vibrare e distendersi - progressivamente - nel canto. "E' solo un uomo quello di cui canto"... si è solo un uomo imbiancato e dai tratti tesi di chi ha sofferto, eppure eccolo lì, vivo, che ci trasmette emozioni intense. Eccolo che ha trovato un modo per trasformare il dolore e dare un senso costruttivo alla tragedia che ha vissuto. E' come se la membrana che ci divide stanotte si sia fatta più sottile. Incrocio la sofferenza - la mia, la sua - "Ci sono canzoni che restano legate emotivamente a degli avvenimenti" dice, e io penso a come per me Struggle for pleasure sarà per sempre legato al black out della mia mente, Figlio di un re alla piena crisi e Milioni di giorni sarà inevitabilmente legato alla mia fatica e meraviglia di reimpare il mondo... ancora e ancora.

martedì 21 giugno 2011

Compilation d'estate

Oggi il sole celebra il suo trionfo. L'estate è arrivata! Nel giorno più lungo dell'anno il sole vive il suo massimo splendore e allo stesso tempo inizia anche il suo declino. Solstizio deriva dal latino solstat "il sole si ferma"... quasi come se il sole induggiasse nella posizione di equilibrio tra splendore e declino. Io celebro questo passaggio con la proposta di una compilation d'estate.

Compilation d'Estate:

1. Ornella Vanoni, Estate
http://www.youtube.com/watch?v=ijEwTi42Hdw
 
2. Franco Battiato, Era d'estate
http://www.youtube.com/watch?v=9SPn3ljFYH8

3. Nada, Pioggia d'estate
http://www.youtube.com/watch?v=6Fplk4xysFM

4. Niccolò Fabi & Max Gazzè, Vento d'estate
http://www.youtube.com/watch?v=bAvjyMzlmME

5. Gennaro Cosmo Parlato, L'estate sta finendo
http://www.youtube.com/watch?v=4Q-8Gmd_iwg

6. Giuni Russo, Un'estate al mare
http://www.youtube.com/watch?v=o7O_VO-Zeuc

7. Neffa, Giorni d'estate
http://www.youtube.com/watch?v=uSCw0r-JmkY

8. Tiromancino, Tornerà l'estate
http://www.youtube.com/watch?v=FUbHQlYiN7g

9. Tiziano Ferro, La traversata dell'estate
http://www.youtube.com/watch?v=Ge87RpdjxUA

10. Dolcenera, Giorni d'estate
http://www.youtube.com/watch?v=ezo6oM97Zzg&feature=related

venerdì 17 giugno 2011

Una cornice bianca barocca con il nulla dentro

"Tutti i peccati sono tentativi per colmar dei vuoti". Simone Weil

Due di notte non riesce a dormire. Ha comprato una cornice bianca barocca. Una cornice bianca barocca vuota. Con il nulla dentro. Niente. Per dire meglio non l'ha comprata. Ha scambiato un dipinto naif per una cornice bianca. Barocca per giunta. Ora sta fissando il vuoto dentro la cornice. Riflette. Si sorprende. Esatta metafora della sua vita. Semmai ci sia un senso. Uno. Sempre che ce ne sia uno... Dura solo un attimo. Che spavento! Con il nulla dentro. Niente. Peccato. Quando la notte cederà al crescendo del mattino ogni tanto ci ripenserà. Ripenserà al dipinto che ha ceduto per una stabile rassicurante neutra cornice. Vuota. Meglio così. Ma sì meglio così! O forse no.

mercoledì 8 giugno 2011

Lavaggio del cervello ed altre faccende casalinghe

"Lo strumento principale del sistema di "lavaggio del cervello in regime di libertà", che raggiunge la forma più alta nel paese più libero, consiste nell'incoraggiare il dibattito sui problemi politici, costringendolo però entro presupposti che incorporano le dottrine fondamentali della linea ideologica ufficiale". Noam Chomsky


Sono psicologa da abbastanza anni per conoscere i luoghi comuni e le false aspettative che ruotano intorno a questa professione: dal terrore della lettura del pensiero, alla paura di essere psiconanalizzati, passando per "che significa questo sogno?" o per il più laconico "siamo tutti matti e avremmo tutti bisogno di te!".

Una volta ero particolarmente stanca per affrontare questi pregiudizi per cui davanti a una nuova comitiva di amici mi inventai un'altra professione: la degustatrice di cibi per il Gambero Rosso! Una mia collega in una situazione analoga ripiegò per una più modesta professione di parrucchiera per trovare poi a studio uno dei conoscenti di quella serata...

Una di queste sere, tornata dal lavoro a studio, trovo la mia compagna con la vicina settantenne che mi dice "Mbè per oggi hai finito di fare il lavaggio del cervello?".

Il controllo della mente e il lavaggio del cervello sono alcuni dei metodi riferiti alla persuasione forzata, ai sistemi di coercizione psicologica e ai meccanismi di influenza sui processi mentali. Sono meccanismi di manipolazione che si annidano nella politica, nella pubblicità, nella comunicazione di massa e che vengono impiegati negli ambienti militari e dalla giustizia penale.

Negli anni 1920, sviluppando idee dello psicanalista socialista Paul Federn, diversi psicologi e sociologi cominciano a studiare le ragioni dell’adesione al nazionalsocialismo e al fascismo. In termini diversi, da una parte Wilhelm Reich, dall’altra Erich Fromm e altri autori della Scuola di Francoforte sviluppano il concetto di "personalità totalitaria", ritenendo che la propaganda "fascista" abbia successo in quanto capace di far emergere caratteristiche psicologiche che derivano sia dalla repressione sessuale, sia da un’educazione autoritaria ricevuta nei primi anni dell’infanzia.

Evvai, altra generazione altro clichè!

martedì 17 maggio 2011

Speculazioni sul nascere e morire del sole

"Il sole è nuovo ogni giorno". Eraclito

Il sole con il suo cosmico ritmo del nascere e morire elicita angosce profonde relative alla paura che questo ciclo non si pepetui. Il sole assume un significato simbolico potente nella mitologia.  

Nel mito egizio Ra, Dio del Sole, percorre ogni notte il mondo degli inferi su una nave reale, naviga lungo il Nilo celeste attraversando la Duat, superando Caos per emergere ancora una volta all'alba, trionfante, protetto dal mostro Apep (rappresentazione del buio) da Seth (il Dio del Caos) e Mehen (è il benefico dio-serpente, guardiano della barca solare di Ra). 

Anche per i Celti il sole, dopo il tramonto, compie un viaggio negli inferi, per riapparire all’alba dopo aver "fatto morire le stelle". 

Nella mia, seppur breve, esperienza ho potuto constatare l'importanza e l'intensa simbologia che intercorre tra il sole, in particolare proprio al suo ciclico nascere e morire, e la psicopatologia. Dice Giovanni Falcone che "chi ha paura di morire muore ogni giorno", ed è un'angoscia molto simile alla morte l'intenso terrore che non faccia mai giorno, che il sole non sorga, la lenta agonia dell'attendere il primo raggio di sole delle persone che sono affette da psicosi, attacchi di panico o in alcuni casi gravi di insonnia.  

Lo sapeva bene la poetessa Emily Dickinson che scrive:
"Tutti hanno diritto al mattino,
alla notte solo alcuni.
Alla luce dell'aurora
pochi eccelsi privilegiati".

Una più intuitiva categoria del malessere correlato alla luce solare riguarda le malattie dell'umore stagionali (vedi Seasonal Affective Disorders, SAD), da cui scaturisce l'importanza dell'esposizione alla luce per le persone che soffrono di depressione e di alterazioni maniacali. Non a caso secondo la cromoterapia la luce del sole è uno degli elementi che determinano lo stato d'animo delle persone. 

Il solstizio d'inverno, la rinascita del sole dopo l'inverno, ha rappresentato nei secoli occasione di festività di vario genere: il "Sol Invictus" per i pagani, i "Saturnalia" nell'antica Roma, "Kwanzaa" per alcuni afroamericani, "Yule" nel Neopaganesimo o lo stesso "Natale" per il Cristianesimo. 

Esiste anche la luminoterapia, o terapia della luce, che consiste nell' esposizione alla luce del giorno o per specifiche lunghezze d'onda della luce attraverso delle speciali lampade che riproducono la luce solare. La luce viene somministrata per un periodo di tempo stabilito e, in alcuni casi, in un momento specifico della giornata. 

Da un punto di vista archetipico il Sole rappresenta l'Io, il calore, la lealtà, il coraggio, l'essenza individuale, la vera natura dell'essere umano, il suo essere interiore, la vitalità. 

Il mito del sole infine assomiglia incredibilmente a quello di Edipo, tanto caro agli psicoanalisti - infatti - il sole è l'eroe destinato ad uccidere il suo creatore, il buio, e dividere il letto con sua madre, la notte, dal cui grembo (l'aurora) è nato. L'eroe muore infine accecato come il sole che tramonta.

lunedì 2 maggio 2011

Francesca Woodman maestra dell'autoritratto

"Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffé e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate". Francesca Woodman

(Preparazione alla mostra Francesca Woodman, La fotografia fra mistero, solitudine e tormento, a Il museo del Louvre, Via della Reginella 28, 23 maggio 2011/19 giugno 2011, Roma - 2.0) 
 
Francesca Woodman dopo più di dieci anni torna a Roma in un viaggio che proseguirà al Moma di San Francisco e poi al Guggenheim di New York. Verranno esposte 77 opere inedite, molte relative proprio al periodo romano.

La Woodman, come molti altri artisti del secolo scorso si è formata con l'elaborazione di un problema che viene proposto come metodo di insegnamento. Tra le circa cinquecento foto che compongono la sua opera ce ne sono molte nel formato utilizzato per la presentazione dei compiti a casa della scuola di fotografia e spesso portano i titoli della serie di esercitazioni pensate per introdurre gli allievi fotografi alle basilari tecniche fotografiche.Così troviamo "profondità di campo", "punto di visione", e così via.

L'artista rispode a questi problemi con quello che poi sarebbe diventato il suo modo di lavorare: interiorizzò il problema rendendolo soggettivo e quanto più personale possibile. Essere all'interno della fotografia sembra comportare un rischio che la Woodman non fa correre ad altri che a se stessa. Inserisce sempre il proprio corpo all'interno del campo di risoluzione del problema, usandolo, comprendendolo, modellandolo. Non c'è nulla di narcisistico nell'uso che la Woodan fa della propria persona, bensì è piuttosto un iscrivere il linguaggio oggettivo sul proprio corpo.

Fonte: Rosalind Krauss, Celibi, editore Codice.



venerdì 29 aprile 2011

Vicinato in festa

"Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa".  George Carlin
 
Sabato prossimo andrò alla Festa del vicinato nel mio nuovo quartiere. La Giornata Europea del Vicinato nacquea Parigi nel 1999 con lo scopo di rafforzare i legami di prossimità e di solidarietà tra i vicini di casa per combattere l'individualismo, l'isolamento e l'anonimato. 

E' un'occasione per restituire il sorriso al proprio condominio, conoscere meglio i vicini, trascorrere insieme un momento di agregazione e sviluppare la solidarietà di vicinato. 

E' inoltre un passo per vivere meglio nel prorpio ambiente quotidiano, un'occasione per avviare progetti in comune: invitare i vicini a condividere un momento di festa intorno ad un buffet, non risolve tutti i problemi della vita in società, ma questo semplice gesto ha un grande potere di innesco favorendo la coesione sociale e creando nuove solidarietà tra le persone che hanno imparato a conoscersi. 

Dalla sua nascita, che vide l'organizzazione di una sola festa, liniziativa si è espansa sino a coinvolgere oltre 5 milioni di persone in tutta Europa.

Coincidenze

"Io, come Dio, non gioco ai dadi, e non credo nelle coincidenze". Albert Einstein

Secondo Jung la "sincronicità" è una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente comunanza di significato. La sincronicità è relativa quindi alle "coincidenze significative".

Coincidenza deriva dal latino "cadere insieme" e, infatti, nelle scienze il termine è utilizzato in modo piuttosto letterale ad indicare due raggi di luce che colpiscono nello stesso punto e allo stesso tempo una stessa superficie.

Ci siamo ri-trovati così io e M. alla fermata del 105. Compagno di università ora lo riscopro vicino di casa. Di tutte le strade che potevamo percorrere in questa tentacolare città ci siamo invece caduti addosso senza neanche lo zampino di FB. Bentornato M.!

mercoledì 27 aprile 2011

Effetto vicinato

"Alla casa dà valore il suo vicino". Proverbio italiano

Nel gergo del marketing, l'espressione "effetto vicinato" o "effetto neighbourhood" indica la tendenza secondo la quale persone aventi (1) abitudini di consumo e (2) uno stile di vita simili tendono a insediarsi negli stessi quartieri o zone territoriali. 

Vediamo alcune curiosità su questi termini.

Secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Journal of Consumer Research, la lettera alfabetica del nostro cognome formerebbe le nostre abitudini di consumo. Gli eccessi incontrollabili di shopping deriverebbero dall’avere un cognome che inizia con le ultime lettere dell’alfabeto. Chi è stato abituato ad essere percepito come ultimo cerca una sorta di rivalsa, vuole arrivare primo e questo suo desiderio trova appagamento quando riesce ad acquisire oggetti che vengono considerati di un certo valore per quanto riguarda il benessere e lo status sociale.

Lo stile di vita, concetto coniato dallo psicologo Alfred Adler, si formerebbe intorno all'età di cinque anni mutuato dagli avvenimenti e dalle figure genitoriali. Lo stile di vita è l'impronta, unica e inimitabile, che caratterizza ogni individuo. Vi confluiscono i tratti del comportamento, i pensieri, le idee, le opinioni, le emozioni e i sentimenti, risultanti dal compromesso fra esigenze individuali e istanze sociali. Il modo in cui affrontiamo i problemi esistenziali riflette il nostro stile di vita. 

Se questo quartiere-paese che è la Marranella fosse un bimbo di cinque anni sarebbe certamente meticcio, chiassoso, saprebbe parlare una commistione di lingue e si dibatterebbe in una stratificazione di culture che tentano di coesistere in lui.






martedì 26 aprile 2011

Tra Auschwitz e l'Ikea.

"Si può sperare che l'omofobia diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano". Tommaso Giartosio

Passeggio sempre volentieri nell'area pedonale del pigneto tra il semaforo e il ponticello anche perchè mi piace guardare le diverse forme espressive della street art che si catalizzano sui muri di questo fazzoletto di strade e fanno pendant con le persone mezze sbronze che bivaccano sedute a terra. 

Se avessi passeggiato ieri mattina sul ponticello mi sarebbe venuto certamente un colpo, come a molti passanti e abitanti di zona. Sarei certamente anch'io rimasta con un punto di domanda in fronte. "Work will make you free" avrei letto... il lavoro ti renderà libero... e avrei notato l'assonanza fonemica e visiva con la scritta che imperava all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

Qualcuno più tardi ha collegato la scritta con una striscione che è apparso sullo stesso ponte qualche ora più tardi sulle morti bianche. Per cui si ipotizza che un gruppo di precari abbia voluto sottolineare il parallelismo tra i morti ai campi di concentramento e quelli sul luogo di lavoro. Di qui si spiegherebbe anche l'inglese che sarebbe la lingua delle multinazionali... che confusione semantica!

Multinazionali... Pasolini vide nella spirale dei consumi basata su bisogni creati artificiosamente un meccanismo che stritola culture e valori differenziati che rende gli esseri umani identici e interscambiabili in un processo di omologazione della società dei consumi.

Italia, che Italia è questa che ha bisogno di una multinazionale per ricordare la pluralità delle forme di famiglia... quando ero giovane mi dissero che essere gay o lesbica era inevitabilmente una questione politica, ora essere gay o lesbica è diventata una questione di marketing. Che tristezza.

lunedì 25 aprile 2011

Buon anno... babilonese!

La festa del Navigium Isidis si festeggiava il primo giorno di primavera, ovvero in corrispondenza della prima luna nuova dell’inverno dopo l’equinozio invernale. Il nuovo anno cominciava con la rinascita della Terra, cioè con la primavera.

La nave di Iside, il Navigium Isidis, era un rito in maschera molto festoso dedicato alla vicenda della dea Iside. La festa consisteva in un corteo in maschera in cui un'imbarcazione di legno veniva ornata di omaggi floreali. Con la tradizione cattolica il Navigium Isidis è stato diviso in Pasqua (resurrezione dello smembrato dopo l'equinozio di primavera), e Carnevale  (carrus navalis, la processione delle maschere).

Per tornare ad Iside, l’antico mito egizio narra di Iside, sorella madre e sposa di Osiride. Osiride viene ucciso dal fratello Seth (Tifone) e il suo corpo viene smembrato. Iside va in cerca delle parti del corpo di Osiride e le ritrova tutte, le ricompone, vi soffia la vita e Osiride risorge. Il mito sarebbe un’allegoria astrologica dove Osiride è il Sole che muore\tramonta in mare, colorandolo di rosso\sangue; Iside è la Luna, che di notte segue il tragitto del marito per ritrovarlo e riportarlo in vita. Il mattino, infatti, il Sole risorge.

La celebrazione della vicenda di Iside venne diffusa nella religione romana in tutto l'impero verso il 150 d.C. Nel quarto secolo, la festa del Navigium Isidis venne spostata indietro di 40 giorni (quaresima) perché non si sovrapponesse alla Pasqua, che ne aveva preso il posto; e fu edulcorata in carnevale. La Pasqua è ciò che resta di una parte della festa isiaca (la resurrezione dell’iniziato), il carnevale è ciò che resta dell’altra parte della festa (la processione delle maschere fino al mare).

Nella festa di capodanno, i babilonesi sacrificavano un agnello, come noi a Pasqua. Le stazioni della passione di Cristo (percosso, coronato, crocefisso, sepolto) e la successiva resurrezione (celebrata come Pasqua, la festa che ha preso il posto del Navigium Isidis) ricalcano il percorso iniziatico del culto isiaco. La Pasqua è il Navigium Isidis hanno una data variabile, legata alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera. La Chiesa, nonostante tutti i rimaneggiamenti, non è riuscita a eliminare questo indizio che ci porta al mito di Iside.

(Tratto e rimaneggiato da http://www.danieleluttazzi.it/node/941)

venerdì 22 aprile 2011

Tamara de Lempicka e la cultura lesbica.

"Per sopravvivere devi usare corpo e sessualità”, Tamara de Lempicka.

(Preparazione alla mostra Tamara de Lempicka Regina del Moderno, Complesso del Vittoriano, 11 marzo 2011/03 luglio 2011, Roma - 1.0)

Tamara de Lempicka dipinge la donna e l'eros femminile con uno stile d’avanguardia, che può essere definito Art Decò, uno stile luminoso e fotografico, antesignano delle passerelle di moda trasgressive della nostra epoca.

Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, con la nascita della cosiddetta "questione omosessuale", e parallelamente alla nascita del movimento delle suffragette, si assiste all'esplosione della Cultura lesbica. È il periodo del Bloomsbury Group di Virginia Woolf, di Natalie Clifford-Barney, Gertrude Stein, Vita Sackville-West, Radclyffe Hall, Frida Kahlo, Eleonora Duse, Colette, Djuna Barnes, Liane de Pougy, Sibilla Aleramo e molte altre ancora: quasi tutte artiste, tutte dichiaratamente lesbiche o bisessuali. Tamara de Lempicka è tra queste e la sua arte è stata adottata negli anni '70 dalla cultura lesbica.

La cultura lesbica è stata per lungo tempo all'interno del grande filone della cultura femminile e, più specificatamente, della cultura delle donne. Per molti anni, la cultura di scrittrici, musiciste, poete lesbiche si è mimetizzata all'interno della cultura delle donne. Solo in tempi più recenti alcuni studi hanno identificato molte protagoniste della cultura del '900 come lesbiche o bisessuali. Tamara de Lempicka è una di queste.

Tamara conosceva Pablo Picasso, Jean Cocteau, e André Gide, ma era famosa soprattutto per la sua prorompente vita sessuale, era bisessuale, e la sue storie con uomini e le donne erano sempre motivo di scandalo. De Lempicka era una persona molto fisica. Il suo primo amore con una donna fu probabilmente con Ira Perrot, che posò per lei e la portò in Italia pagando tutte le spese.

In Italia l’artista oltre a scoprire i dipinti di Botticelli, frequentò feste lesbiche dove, una volta, sistemò il cibo sul corpo nudo di una donna e lo mangiò lentamente definendolo il suo "midnight meal." Durante i numerosi viaggi in Italia fece parte del circolo che includeva Violette Trefusis, l’amante di Vita Sackville-West, e Colette.

Queste donne apprezzavano la bisessualità ed ebbero molte relazioni sia con uomini che con donne.

Per quanto riguarda la sua produzione artistica Tamara de Lempicka ha spesso utilizzato elementi formali e narrativi nella sua galleria ritratti femminili e studi di nudo atti a produrre effetti di sopraffazione del desiderio e della seduzione.

Ottuagenaria, conservò il culto della personalità eccentrica e del Moderno. Ai pranzi voleva intorno solo gente giovane, per sentirsi viva, a cui raccontava le bizzarrie dei suoi anni folli non facendo mai mistero sul fatto che aveva amato sia uomini che donne.

Risulta innegabile il fascino di una vita divisa tra genio e sregolatezza che, per una volta, non hanno portato al suicidio o al sacrificio ma che anzi la contessa Tamara de Lempicka ha saputo condurre e governare fino alla non indifferente età di ottandue anni ritirandosi nel paradiso terrestre di Cuernavaca, in compagnia di un maggiordomo-compagno molto più giovane ed omosessuale.

(Fonti web) 

martedì 5 aprile 2011

Dell'aiutare Ciak #2

"Non urlare per chiedere aiuto di notte. Potresti svegliare i vicini". Stanislaw Jerzy Lec

Per aiutare gli altri bisogna saper affrontare le proprie stesse miserie. La richiesta d'aiuto innesca, pertanto, un processo di cambiamento reciproco dove ciascuno è chiamato a cambiare se stesso, per sè o per l'altro. C'è una spiegazione fisiologica della capacità dell'uomo di aiutare l'altro: i neuroni specchio. Questi neuroni si attivano infatti quando osserviamo qualcuno compiere un'azione che noi stessi conosciamo e abbiamo compiuto in passato. Un vero e proprio rispecchiamento , come nel gioco dei bambini di imitare le smorfie. Così se guardiamo la foto in alto a sinistra attraverso il sistema specchio si attivano gli stessi neuroni che entrano in funzione quando tendiamo una mano. I neuroni specchio sarebbero alla base dell'empatia ma, per aiutare davvero qualcuno, bisogna anche saper dosare la giusta dose di rispecchiamento e di epochè. L'epochè è intesa come quella capacità di mettere tra parentesi le proprie esperienze e sospendere il giudizio sull'altro. Tutti questi aggiustamenti all'altro richiedono dei sacrifici, anche dolorosi, nonchè una massiccia dose di esercizio. Bisogna affondare nella miseria della propria anima e poi saperla strappare, spogliandosi del proprio egoismo e del pregiudizio. Infine il beneficio di un pieno e soddisfacente contatto con l'altro. Se nella mia esperienza non esiste il dramma che l'altro porta in sè non è possible un rispecchiamento ma occorrà una buona capacità di immedesimazione. Da parte mia ho risalito più volte gli inferi, so cosa significa avere paura di impazzire o temere che il sole non sorga più ad illuminare il mattino. Queste angosce che riguardano il senso stesso dell'essere in vita hanno oscurato paure meno arcaiche e più reali come quella dell'abbandono. Paure che riguardano il vivere hanno soppiantato finalmente le paure del morire. E io torno ad essere quella che sono e ad essere riconosciuta tale.

mercoledì 30 marzo 2011

Dell'aiutare Ciak #1


"L'intelligenza è utile per la sopravvivenza se ci permette di estinguere una cattiva idea prima che la cattiva idea estingua noi". Karl Popper
 
Ho lanciato una domanda, lo ammetto. Senza volerlo fino in fondo, per giunta. Per una sorta di educata ritrosia che prescrive possibilmente di non esibirsi. Non c'era richiesta o necessità di replica, hai ragione. La mia era una spinta alla pura condisione ma il pensiero ahimè, invece, certamente divide. La tua replica, è arrivata pronta ed eccelsa tanto che da quando l'ho ricevuta ha sedotto la mia mente facendosi catalizzatrice di tante emozioni e riflessioni.
Da allora ho una domanda in sospeso anch'io: "Perchè nessuno mi aiuta?". E la risposta è inevasa da troppo tempo...


Vorrei essere un filosofo per avere la piena comprensione lessicale.  Ma tale non sono. Vorrei non essere una psicologa per spogliarmi delle sovrastrutture e arrivare invece dritta all'essenziale. Vorrei parlare con questi versi di Boudelaire:
"Un mattino partiamo, il cervello in fiamme, il cuore gonfio di rancori e desideri amari, e andiamo, al ritmo delle onde, cullando il nostro infinito sull’infinito dei mari. [...]
Ma i veri viaggiatori partono per partire; cuori leggeri, s’allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!"

Non ho risposta per te, amico mio, ma solo questi versi, la citazione di Popper e una storia:
"All'inizio del secolo, la regina della Thailandia viaggiava a bordo di una nave con i suoi numerosi cortigiani, servi, cameriere, lavatori di piedi e assaggiatori di cibo, quando la poppa fu investita all'improvviso da un'ondata e la regina fu sbalzata fuori nelle acque color turchese del Nippon-Kai, dove affogò, malgrado le sue grida d'aiuto, perché nessuno accorse a salvarla. Sconosciuta al mondo esterno per i Thai la spiegazione fu subito chiara: la tradizione proibiva, come ancora ai giorni nostri proibisce, a uomini e donne di toccare la regina" da Denti bianchi pag. 202 di Zadie Smith.

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lunedì 21 febbraio 2011

Orti urbani

"La casa è di chi l’abita e un vile è chi lo ignora, il tempo è dei filosofi, la terra di chi la lavora", da Dimmi bel giovine.

Una delle prime cose che ho conosciuto di Londra sono stati gli "allotments", tanti minuscoli fazzoletti di terra, l'uno accanto all'altro, curati da coltivatori della domenica. Una forma di giardinaggio sociale, insomma. J. ne aveva uno proprio a South London, a un tiro di piede dalla casa dove sono stata ospitata. Andando lì ogni volta si ripeteva la magia di scorgere quel verde tanto rigoglioso quanto scomposto tra la regolarità dei palazzetti e l'ordine del traffico. Si perchè nel ricordo della Londra che ho conosciuto tutto è ordinato e simmetrico tranne gli allotments e Brick Lane. Durante i numerosi viaggi di visita a casa, si passa su un tratto di tangenziale che costeggia gli orti della Tiburtina... che invidia ogni volta! Così sabato pomeriggio mentre passeggiavamo io S. e S. verso villa De Santis (ribattezzata più volte villa Berardi) non mi è parso vero: un orto urbano proprio vicino la mia nuova casa! Più volte ho paragonato Tor Pignattara al sud di Londra ma mai avrei sperato in una ciliegina sulla torta così succulenta. Pensare addirittura che uno studio pubblicato sul British Medical Journal, dell’Università di Uppsala, durato niente-popò-di-meno-che 35 anni dimostra che coltivare un orto o fiori e piante in giardino o in terrazzo allunga la vita. Allora non mi resta che augurare lunga vita agli orti ins-orti e ai suoi coltivatori (info su ortorpigna@gmail.com)
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