martedì 26 aprile 2011

Tra Auschwitz e l'Ikea.

"Si può sperare che l'omofobia diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano". Tommaso Giartosio

Passeggio sempre volentieri nell'area pedonale del pigneto tra il semaforo e il ponticello anche perchè mi piace guardare le diverse forme espressive della street art che si catalizzano sui muri di questo fazzoletto di strade e fanno pendant con le persone mezze sbronze che bivaccano sedute a terra. 

Se avessi passeggiato ieri mattina sul ponticello mi sarebbe venuto certamente un colpo, come a molti passanti e abitanti di zona. Sarei certamente anch'io rimasta con un punto di domanda in fronte. "Work will make you free" avrei letto... il lavoro ti renderà libero... e avrei notato l'assonanza fonemica e visiva con la scritta che imperava all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

Qualcuno più tardi ha collegato la scritta con una striscione che è apparso sullo stesso ponte qualche ora più tardi sulle morti bianche. Per cui si ipotizza che un gruppo di precari abbia voluto sottolineare il parallelismo tra i morti ai campi di concentramento e quelli sul luogo di lavoro. Di qui si spiegherebbe anche l'inglese che sarebbe la lingua delle multinazionali... che confusione semantica!

Multinazionali... Pasolini vide nella spirale dei consumi basata su bisogni creati artificiosamente un meccanismo che stritola culture e valori differenziati che rende gli esseri umani identici e interscambiabili in un processo di omologazione della società dei consumi.

Italia, che Italia è questa che ha bisogno di una multinazionale per ricordare la pluralità delle forme di famiglia... quando ero giovane mi dissero che essere gay o lesbica era inevitabilmente una questione politica, ora essere gay o lesbica è diventata una questione di marketing. Che tristezza.

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