lunedì 2 maggio 2011

Francesca Woodman maestra dell'autoritratto

"Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffé e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate". Francesca Woodman

(Preparazione alla mostra Francesca Woodman, La fotografia fra mistero, solitudine e tormento, a Il museo del Louvre, Via della Reginella 28, 23 maggio 2011/19 giugno 2011, Roma - 2.0) 
 
Francesca Woodman dopo più di dieci anni torna a Roma in un viaggio che proseguirà al Moma di San Francisco e poi al Guggenheim di New York. Verranno esposte 77 opere inedite, molte relative proprio al periodo romano.

La Woodman, come molti altri artisti del secolo scorso si è formata con l'elaborazione di un problema che viene proposto come metodo di insegnamento. Tra le circa cinquecento foto che compongono la sua opera ce ne sono molte nel formato utilizzato per la presentazione dei compiti a casa della scuola di fotografia e spesso portano i titoli della serie di esercitazioni pensate per introdurre gli allievi fotografi alle basilari tecniche fotografiche.Così troviamo "profondità di campo", "punto di visione", e così via.

L'artista rispode a questi problemi con quello che poi sarebbe diventato il suo modo di lavorare: interiorizzò il problema rendendolo soggettivo e quanto più personale possibile. Essere all'interno della fotografia sembra comportare un rischio che la Woodman non fa correre ad altri che a se stessa. Inserisce sempre il proprio corpo all'interno del campo di risoluzione del problema, usandolo, comprendendolo, modellandolo. Non c'è nulla di narcisistico nell'uso che la Woodan fa della propria persona, bensì è piuttosto un iscrivere il linguaggio oggettivo sul proprio corpo.

Fonte: Rosalind Krauss, Celibi, editore Codice.



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